Squali martello nelle acque siciliane; pochissimi gli avvistamenti negli ultimi 10 anni

L'avvistamento di gruppi di squali martello nelle acque siciliane è un evento ormai sporadico, anche se qualche sub ne ha avvistati al largo di Mazara del Vallo in provincia di Trapani

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Squali martello nelle acque siciliane; pochissimi gli avvistamenti negli ultimi 10 anni
Squali martello nelle acque siciliane; pochissimi gli avvistamenti negli ultimi 10 anni

L’avvistamento di gruppi di squali martello nelle acque siciliane è un evento ormai sporadico, anche se qualche sub ne ha avvistati al largo di Mazara del Vallo in provincia di Trapani.

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L’avvistamento degli squali martello è un fenomeno che accade sempre più di raramente, purtroppo dovuto dal fatto che nel mar Mediterraneo il numero di esemplari è calato del 98% negli ultimi 10 anni.

Il presidente dell’Associazione Cuore Animale di Catania, Cataldo Paradiso, ha affermato che: “Non ritengo che siano animali pericolosi, anche se, possono diventare aggressivi se disturbati. Solo pochi giorni fa un sub è stato circondato da un branco, senza essere stato sfiorato nonostante avesse già ucciso dei pesci”.

Francesco Tiralongo, biologo marino dell’Università di Catania e specializzato nello studio dei pesci, tiene molto a sottolineare come questa specie sia fortemente a rischio, e per questo vada fortemente tutelata. Inoltre, ha dichiarato che: “Gli esemplari di squalo martello, potenzialmente pericolosi per l’uomo, sono molto difficili da incontrare, sopratutto sulle coste italiane. Purtroppo, questa specie ha subito un drastico calo, come anche altri squali, arrivando ad oltre il 90% di individui in meno di un decennio, un numero elevatissimo. Non è detto che se ci si trova davanti a uno squalo martello che sicuramente si venga attaccati, quindi eviterei inutili allarmismi. Nei nostri mari è molto più facile incontrare una Verdesca o un Mako”.

Fortunatamente lo squalo martello non risulta un animale a rischio d’estinzione, nonostante abbia subito nei mari italiani un drastico calo di esemplari. Una delle cause maggiori della perdita di moltissimi esemplari è legata all’attività illegale del “finning”, ossia il taglio delle pinne dorsali degli squali, che successivamente vengono rigettati in mare ancora vivi e senza pinne, sprofondando così nei fondali marini in cui moriranno o per soffocamento o mangiati da altri pesci.

Francesco Tiralongo conclude la sua spiegazione precisando che: “Esistono quattro tipi differenti di squali martello. Al momento non sappiamo quale sia quello avvistato dal ragazzo, che comunque appena risalito sulla barca ha allarmato il padre, che ha immediatamente avvisato la capitaneria di porto. Una cosa che si deve sempre ricordare in presenza degli squali e mantenere più possibile la calma, e sopratutto evitare dei movimento bruschi che potrebbero innervosire l’animale. Lo squalo martello rientra tra le specie pericolose per l’uomo, nonostante negli anni i casi di attacchi da parte loro nei confronti delle persone siano stati sporadici. La loro alimentazione consiste per lo più di crostacei e pesci ossei, ma anche altri squali”.

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Lo squalo martello è una specie molto più diffusa nelle acque dell’Atlantico e nell’oceano Indiano, luoghi in cui è possibile incontrarli vicino alle coste, mentre nel mediterraneo sono molto rari. Al momento, il più grande branco di squali martello mai avvistato conta circa trecento esemplari, ed è avvenuto nel mare della Colombia, per cui decisamente distante dall’Italia.

Gli squali martello appartengono alla famiglia Sphyrnidae, così chiamata per la struttura insolita e distintiva delle loro teste, che sono appiattite ed estese lateralmente in una forma a martello. Appartenenti all’ordine Carcharhiniformes, la maggior parte delle specie di squali martello sono collocate nel genere Sphyrna, mentre lo squalo alato è collocato nel proprio genere, Eusphyra. Molte funzioni diverse, ma non necessariamente che si escludono a vicenda, sono state postulate per la loro testa, inclusa la ricezione sensoriale, le manovre e la manipolazione della preda. La testa conferisce allo squalo una visione binoculare superiore e una percezione della profondità.

Gli squali martello si trovano nelle acque più calde lungo le coste e sulle piattaforme continentali di tutto il mondo. A differenza della maggior parte degli squali, alcune specie di squali martello di solito nuotano nei banchi costieri durante il giorno, diventando cacciatori solitari di notte.

Le 9 specie esistenti di squali martello presentano una protuberanza ai lati della testa a forma di martello cui devono il nome. Gli occhi dello squalo sono all’estremità dell’estensione e quindi gli permettono una vista a 360 gradi. Per lungo tempo si è pensato che lo scopo della testa fosse di agire come un’ala, dando maggiore manovrabilità all’animale e permettendogli di compiere veloci svolte senza perdere stabilità, anche se sembra che questa capacità sia assicurata piuttosto dalle vertebre.

Questa ipotesi sembra al momento essere stata scartata, mentre sembra invece che la testa schiacciata e ampia migliori la capacità di localizzazione elettrica; l’intera struttura è infatti ricca di ampolle di Lorenzini, che permettono all’animale di orientarsi per mezzo del campo magnetico terrestre e di individuare campi elettrici emessi da altri organismi viventi: il muso a martello conferisce allo squalo una maggiore superficie, incrementando di 10 volte la sua capacità di ricezione rispetto a quella degli squali dalla testa affusolata, consentendo loro di captare segnali elettrici deboli fino a un mezzo milionesimo di volt.
Nonostante le ipotesi, la natura e l’utilità della testa a martello dello squalo rimane tutt’oggi un mistero irrisolto per biologi e zoologi di tutto il mondo.

Le dimensioni delle specie oggi conosciute possono variare parecchio: un Eusphyra blochii adulto può misurare fino ai 186 cm di lunghezza, mentre lo Sphyrna mokarran (lo squalo martello maggiore) può superare i 4 metri di lunghezza e i 350 kg di peso.